Università degli Studi di Firenze 
 Notizie dall'Ateneo
 

Avvio del rapporto di collaborazione fra i Dipartimenti di Italianistica dell’Università di Firenze e dell’Università di Scutari (Albania)

1. Fra il 28 novembre e il 7 dicembre 1999 si è svolto il primo degli scambi previsti fra il nostro Dipartimento e il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Scutari, nel quadro dell’accordo di collaborazione culturale fra l’Università di Firenze e la Università di Scutari "Luigi Gurakuqi" del 27 febbraio 1995.

Per il progetto sono stati stanziati 50.000.000.

Sono stati tenuti due moduli di insegnamento: il primo su "Letteratura italiana dalle origini al Boccaccio: temi e costanti della prima fioritura letteraria in volgare". Il secondo su "Teoria della letteratura: Teoria e storiografia della letteratura: scuole e correnti letterarie (umanesimo, rinascimento, neoclassicismo, romanticismo, verismo, futurismo)".

I moduli hanno previsto due ore accademiche di lezione al giorno per sette giorni, per un totale di quattordici ore a modulo.

Alle lezioni hanno partecipato i 21 studenti del secondo anno di Italianistica e i loro docenti di Letteratura italiana e di Teoria della Letteratura.

Riteniamo positivo l’avvio della collaborazione. Gli studenti sono motivati e attenti, nonostante le grosse difficoltà in cui si trovano a vivere e a seguire gli studi. Hanno una buona conoscenza della lingua italiana, studiata come lingua straniera già al liceo per cinque anni. L’insegnamento si svolge in italiano.

Il Dipartimento di Italianistica è sostenuto dall’ottimo lavoro, didattico, organizzativo, diplomatico, della professoressa Tiziana Littamè, lettrice di madre lingua, a Scutari da un anno e mezzo. Ci sono tre giovani docenti, di Linguistica, Letteratura, Teoria della Letteratura. Il Dipartimento è un organismo giovane, ancora in via di formazione, che si sta dotando, con i pochi mezzi a disposizione, degli strumenti di base. Dispone di una fotocopiatrice, un computer, una stampante. Ancora non è fornito di linea telefonica. La speranza è di averla presto, in modo da ottenere anche la connessione con la rete e una casella di posta elettronica. E’ in allestimento una biblioteca. Una dotazione di testi linguistici, per l’importo di circa 4.000.000, è già stata acquistata con i finanziamenti ministeriali italiani stanziati per il progetto. Dato che le risorse finanziarie locali sono più o meno nulle, questo allestimento può essere sostenuto dall’afflusso di testi di Italianistica. Esiste, per coloro che potessero contribuire in questo senso, la possibilità di invio, facendo capo alla segreteria del nostro Dipartimento.

Delle tre docenti albanesi una è attualmente in Italia. Le altre dovranno completare la loro formazione con il dottorato di ricerca. E’ allo studio la possibilità di ottenere borse di studio per consentire loro di seguire a turno il dottorato in Italia, possibilmente a Firenze.

L’accordo prevede lo svolgimento di altri quattro moduli nell’anno accademico in corso: il primo, a gennaio, di Fonetica e Fonologia (introduzione alla fonetica e alla fonologia con elementi di dialettologia e sociolinguistica italiane). Gli altri tre a maggio, di Sintassi (confronto fra la sintassi dell’italiano e dell’albanese con particolare riferimento al verbo e all’aggettivo); di Linguistica (nascita, crescita e sviluppo dell’italiano nel quadro delle lingue romanze); di Letteratura italiana (argomento da scegliersi fra: 1. I tratti comuni dello sviluppo del teatro italiano dal '400 fino a Goldoni; 2. I due poli principali della cultura settecentesca intorno ai quali l'interesse per la società trova una espressione concreta: i costumi, la lingua).

Fa parte del progetto anche l’erogazione di due borse di studio, per complessivi 5.000.000 ciascuna, per un soggiorno di almeno due mesi a Firenze di studenti albanesi.

2. La sintetica descrizione che precede intende sottolineare, per via oggettiva, il rilievo dell’iniziativa promossa dal Dipartimento di Italianistica dell’Università di Firenze. Allo scopo preme dare subito, in aggiunta, un chiarimento preliminare, osservando che non si è inteso avviare un "intervento umanitario". Piuttosto l’impegno si configura come una collaborazione di carattere internazionale, destinata a rinnovare una tradizione antica, della quale si sono riconosciuti numerosi segni, durante il nostro soggiorno. A Scutari in particolare la cultura italiana è viva e presente in modo capillare: non solo perché l’italiano è compreso correntemente e perché numerosi italiani, di solito ben visti e considerati, operano in quella realtà (carabinieri, cooperanti, docenti ecc.). Si tratta, a guardar bene, di qualcosa di più profondo, legato alla città, alla sua storia e perfino alla sua architettura: non è un caso che, di fronte alla moschea, sorga il "caffè degli intellettuali", che risale agli anni Trenta, con la sua nitida linea brunelleschiana, progettato da un architetto locale di formazione fiorentina. Di più, nella realtà albanese è viva l’immagine di una tradizione improntata all’ironia e alla battuta corrosiva, sicché si parla comunemente di "spirito scutarino" che è l’equivalente analogico, per giunta sentito come tale, dello "spirito fiorentino".

A questo elemento di colore si deve aggiungere, tanto per dimostrare che non si è in presenza di una caratteristica superficiale, un interesse specifico e profondo per la letteratura italiana, dimostrato per esempio dalla traduzione in corso di varie opere del nostro Novecento, secondo il programma avviato dall’Istituto Italiano di Tirana. Tra l’altro, a Scutari vive e opera come direttore didattico il traduttore dell’Esclusa di Pirandello, di prossima pubblicazione nel quadro del catalogo ricordato, che abbiamo potuto incontrare. Tanto basta per dire che sono emerse, già in questa prima visita, le tracce di una prossimità che costituisce una prova indubbia di quella cultura mediterranea che coinvolge anche l’altra sponda. Perciò è stato emozionante vedere materializzarsi sotto i nostri occhi quella che finora era stata una informazione libresca. Del resto il riconoscimento è facile, tenendo presente il caso straordinario di un architetto piacentino del secondo Ottocento, Pietro Marubi, transfuga della spedizione dei Mille, emigrato in Albania, dove ha impiantato il primo laboratorio fotografico dei Balcani, successivamente arricchito dai suoi lavoranti albanesi, divenuti insieme eredi, avendo assunto perfino il cognome del benefattore, e fotografi di qualità: l’archivio, composto di più di centomila negativi, è presentato attualmente in una mostra in Albania e l’iniziativa dovrebbe essere trasferita in Italia. Rientra infine in una dimensione civile complessiva la squisita ospitalità che ci è stata riservata e che è sembrata degna dei tempi omerici da cui discende in linea diretta.

Queste note sommarie intendono segnalare le potenzialità di un’esperienza che, grazie alla passione di docenti e studenti albanesi, può divenire motivo di sviluppo culturale e di arricchimento reciproco perché ha le caratteristiche di un progetto organico, destinato ad armonizzarsi con altre iniziative italiane in corso. Come dire che, l’impegno culturale che anima la nostra ricerca ha l’opportunità di uscire per una volta dallo spazio chiuso della biblioteca e degli istituti specializzati per calarsi nella vita reale: ne risulta la sollecitazione a proseguire un programma che dischiude prospettive insolite, almeno stando all’esperienza di chi ha avuto la fortuna di affacciarsi per primo.

Arnaldo Bruni Alberto Morino